Committente: Comune di Roma
Ubicazione: Roma
In consulenza con Associazione Culturale M.I.D.A. (Moduli Interattivi di Didattica Ambientale)
Con il patrocinio di Comune di Roma, Presidenza del Consiglio Comunale
Con la collaborazione di Anna Scriminaci, Architetto - E-co-abitare, Associazione Culturale - Sara Seghizzi, Sociologa - Federica Ferraris, Antropologa - Luca Tavolante, Dottore in Economia - Giovanni Guercio, Dottore in Economia - Maria Ragosta, Architetto
Il sistema abitativo nelle città, ed in particolare nelle grandi metropoli, sta lentamente fallendo, non riuscendo a tenere il passo con le profonde trasformazioni in atto nella struttura e nel concetto stesso di città, di famiglia, di socialità, di vivere quotidiano: è ormai palese il fatto che è sempre più difficile abitare in una città metropolitana come Roma, dove la vita è sempre più stressante e si creano e si rafforzano ogni giorno di più insicurezze e difficoltà negli individui.
Le più recenti analisi sulla città delineano profonde trasformazioni sia della sua struttura e del concetto stesso di città che del modello di vita classico basato sulla famiglia; questi fenomeni rendono sempre più difficile l’abitare.
Il termine cohousing significa co-abitare: indica uno stile di vita nuovo che combina l’autonomia dell’abitazione privata con i vantaggi di servizi, risorse e spazi condivisi.
Questo studio ha l’obbiettivo di porre l’attenzione su come il cohousing possa integrarsi nel nostro abitare, di come possa risolvere i problemi più urgenti del welfare della nostra metropoli e dare infine delle indicazioni sulla normativa di riferimento e sugli strumenti che più opportunamente potrebbero contribuire alla sua realizzazione.
Cosa è il cohousing? “… è una particolare forma di vicinato dove coppie e singoli, ognuno nel proprio appartamento, decidono di condividere alcuni spazi e servizi comuni come il mangiare, la gestione dei bambini, la cura del verde, ecc. Insomma qualche cosa di più rispetto al tradizionale condominio, dove ognuno è trincerato all’interno del proprio appartamento, ma qualche cosa di meno di una comune, dove a legare tutti i membri è anche la condivisione dell’economia” (da “Cohousing e condomini solidali” a cura di Matthieu Lietaert).
E' uno di quei concetti nuovi, ma relativamente vecchi, nato negli anni '60 e sconosciuto qui in Italia praticamente fino ad oggi (a parte rarissime eccezioni).
Il valore del cohousing sta nella creazione di una rete sociale al suo interno che permette di affrontare più agevolmente le complessità della vita moderna e metropolitana: questa infatti, se ben organizzata, permette di venire incontro a quelle necessità che normalmente non trovano soddisfazione, come l'esigenza di dimensioni più umane di socialità, di aiuto reciproco e di buon vicinato, il contenimento dello stress, la riduzione dei costi di gestione delle attività quotidiane, il bisogno di sicurezza al di fuori delle mura domestiche.
Il valore aggiunto è che questa rete sociale si può allargare anche all'esterno del cohousing ed investire il quartiere in cui esso è presente. Inoltre dalle esperienze dei cittadini che sperimentano e costruiscono in prima persona le buone pratiche, può partire un circolo virtuoso che modifica gli assetti sociali e le strutture fisiche del territorio.
Un'altra parola chiave del cohousing è sviluppo sostenibile: se da un lato la condivisione di spazi, attrezzature e risorse agevola la socializzazione e la cooperazione tra gli individui, dall'altro questa pratica, unitamente ad altri "approcci" quali la costituzione di gruppi d'acquisto interni, favoriscono il risparmio energetico e diminuiscono l'impatto ambientale di queste comunità.
La realizzazione di nuclei di questo tipo nel corpo della città, pensati come progetti pilota, potrebbe innescare una trasformazione a rete del concetto stesso di abitare e di città.
Questo studio si propone quindi di introdurre e delineare il concetto di cohousing, di analizzarne la fattibilità nell'area metropolitana di Roma e di proporre un progetto pilota in un quartiere della città.